CHALLENGERS

DATA DI USCITA: 24/04/2024

REGIA: Luca Guadagnino


SINOSSI:Tre giocatori di tennis che si conoscevano in adolescenza si incontrano al Challenger Tour, riaccendendo forti emozioni dentro e fuori dal campo.


UN TUFFO NEL TENNIS PROFESSIONISTICO

Dopo averci portato nell’ estate italiana degli anni ‘80 con Chiamami col tuo nome, fatto assaporare l’horror classico col remake di Suspiria , Luca Gaudagnino ci porta nel mondo del tennis professionistico con la sua ultima opera Challengers. Questo lungometraggio ci immerge a 360 gradi nella vita di un tennista professionista, il regista infatti è molto bravo a farci entrare nei panni questi atleti e tutto ciò che comporta essere un atleta professionista tra dieta rigida, allenamenti durissimi,infortuni, entriamo anche nella psiche e nelle fragilità emotive di questi sportivi , viene esplorata inoltre l’aspetto business di questo sport, tra contratti con le maggiori aziende sportive come Nike e Adidas e le borse di studio sportive nelle grandi Ivy League private,poi c’è un linguaggio molto tecnico e specifico tipici dello sport,sentiremo infatti termini, come “lungo linea”, ”incrociato”, ”ranking”,
”wild card”, però nonostante un linguaggio così specifico un profano dello sport può goderselo ugualmente e un appassionato ancora di più.



UN GRANDE TRIANGOLO

Il tema principale però è il triangolo amoroso tra i tre protagonisti , Tashi Duncan (Zendaya) ambiziosa e manipolatrice promessa del tennis mondiale, oggetto del desiderio di Patrick Zweig (Josh O’Connor) arrogante e spocchioso e Art Donaldson(Mike Faist) laborioso e riservato, e i due amici da una vita cercheranno lungo tutto il film di conquistare il cuore di lei, il tutto si sviluppa con degli intrecci che si diramano in varie fasi della vita sportiva dei protagonisti, con dei dialoghi davvero ben fatti , c’è poi un uso dei corpi in tutte le forme da quello sportivo per cui abbiamo primi piani sul sudore , i muscoli che si contraggono, anche la stessa esposizione di questi fisici atletici durante le partite ,fino a l’uso dei corpi in maniera sessuale senza però risultare mai volgare rappresentate in queste scene con una grandissima carica erotica, è una pellicola che esplora il concetto di amore tossico attraverso il racconto di questo trio di protagonisti , trio che ha davvero un ottima chimica recitativamente parlando e i tre attori nonostante il copione richieda dialoghi intensi contornati da urla e insulti non vanno mai in over acting, si nota poi dalla fisicità dei protagonisti il lavoro eccelso fatto sui loro corpi per rappresentare al meglio la fisicità di un tennista professionista, nota di merito infine va fatto sopratutto a Zendaya però, la vera mattatrice di questa pellicola.



ZENDAYA MATTATRICE

Parlando più specificamente della perfomance di Zendaya va detto che l’attrice californiana si distingue da tutto il cast , infatti lei è il perno narrativo dell’intero lungometraggio, non a caso gli sviluppi di trama più importanti nell’economia del film partono tutti da lei, la sua Tashi Duncan è un personaggio ambizioso e machiavellico ma allo stesso tempo fragile e insicuro, e l’attrice riesce a rappresentare il personaggio al meglio in tutte le sue sfaccettature caratteriali anche fisicamente con una varietà di espressioni facciali , restando sempre sulla fisicità vediamo l’attrice anche in una inedita veste erotica e sensuale davvero ben recitata.


GUADAGNINO IN STATO DI GRAZIA

Altro aspetto importante di quest’opera è la regia di Guadagnino, va detto che il cineasta palermitano è stato in grazia con una regia dinamica con riprese di tutti i tipi ,in prospettiva dall’alto, dal basso, campi lunghi, riprese in soggettiva dei tennisti e addirittura soggettiva della palla, un uso perfetto della slow motion sempre nei tempi giusti, un uso sapiente del comparto sonoro, in cui accentua i colpi di racchetta per farci capire la veemenza dei match e immedesimare nello sforzo fisico dei protagonisti, incontri tennistici diretti in maniera adrenalinica che faranno restare lo spettatore col fiato sospeso, una grandissima colonna sonora curate dal duo Trent Reznor/Atticus Ross per dettare il ritmo e l’intensità delle scene che alterna note di elettronica dance e musica pop in uso diegetico , un comparto fotografico accesso ma mai patinato o accecante, il tutto raccontato in 3 diramazioni temporali, 2006, 2011 e 2019 raccontato in maniera non lineare infatti questo lungometraggio ha una struttura narrativa contraria difatti il film comincia con il finale,con un ottima alternanza tra passato e presente il tutto esposto con un piglio quasi documentaristico con tanto di data, settimane e location in sovrimpressione con una cura del dettaglio maniacale in ogni anno raccontato per 2 ore e 11 minuti con un ritmo medio/lento che risultano molto scorrevoli, insomma parliamo di una regia molto tecnica ma non sono tecnicismi fini a se stessi ma sempre ben contestualizzati per una regia semplicemente da applausi.

UNA NARRAZIONE (POTENZIALMENTE) DISORIENTANTE

Restando sulle linee temporali, è importante dire che tre linee temporali in una narrazione così lunga , in cui andiamo da una linea temporale a l’altra lungo tutta la pellicola , a seconda del grado di attenzione dello spettatore può risultare disorientante, mi rendo conto però che ovviamente la scelta di raccontare la trama in maniera non lineare è una scelta stilistica del regista ed è un difetto puramente soggettivo.

L’OPERA PIÙ MATURA

In conclusione non posso affermare che questa sia l’opera migliore del regista , ma è senz’altro la più matura, per quello che è un grande film destinato a far parlare di sé alla stagione dei premi 2025. Challengers un grande slam cinematografico.

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